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TU SARESTI IL DOTTOR FAUST?
Opera in Un Atto
Libretto di RICCARDO MONOPOLI
Musica di GIUSEPPE BRUNO
Prima esecuzione assoluta
Martedì 15 marzo 2005
Teatro "Don Bosco"La Spezia
CAST DELLA PRIMA ESECUZIONE
INTRODUZIONE
NOTE DI REGIA
LIBRETTO (presto disponibile)
ASCOLTO (presto disponibile)
FOTO (presto disponibile)
- PERSONAGGI, INTERPRETI E PRODUZIONE DELLA PRIMA
ESECUZIONE
Faust (baritono)
Leonardo Nibbi
Mefistofele (mezzosoprano)
Sara Nastos
Margherita (soprano)
Noriko Ogawa
Un Diavolo (mimo)
Susanna Storace
La Donna Ideale (mimo)
Monica Vergassola
Ensemble dell'orchestra YASO
maestro collaboratore
Massimiliano Piccioli
costumi
Rossana Monopoli
effetti di scena
Gabriele Landi e Valeria Tognoni
luci
Carlo Magnani
regia
Riccardo Monopoli
direttore
Giuseppe Bruno
PRODUZIONE
Teatrino dei Fondi
STAMPA LIBRETTI
Titivillus Edizioni
- INTRODUZIONE
Il libretto rivisita il mito di Faust dai primi canovacci per burattini,
attraverso le varie versioni letterarie, da Goethe a Thomas Mann, da Marlowe
a Sanguineti, a quelle musicali di Schumann, Gounod, Busoni.
In questo percorso Faust ha come interlocutori il Diavolo e Margherita.
Faust esce dalla muffa del tempo per ridare senso alla sua esistenza, rivive
le sue avventure, si scontra con la realtà ed i sogni e torna a cristallizzarsi
in una dimensione totalmente virtuale.
La vicenda e ridotta ai protagonisti essenziali, e comprende le tappe principali
del mito: evocazione diabolica, incontro con la donna, condanna finale di
Faust. Dove il librettista se ne allontana, è soprattutto nel delineare
un Diavolo-demiurgo che, era dopo era, tenta di arrivare a plasmare un Faust
ideale, per doversi arrendere di fronte al proprio fallimento, e una Margherita
non ragazza ingenua bensì maestra d'amore, lontanamente ispirata
dalla Kamala di Siddharta. Faust appare all'inizio come statua, impolverato
da anni di immobilità, e la sua condanna è ridiventare statua,
ma nell'accezione contemporanea: un simulacro di se stesso perso nella moltiplicazione
mediatica della televisione.
L'impianto scenico intende rendere evidente la nuova dimensione di Faust
ispirandosi ai multipli di Warhol.
Faust è caratterizzato musicalmente da un tema, quasi un "motto",
dal cui evolversi discende tutto il materiale sonoro. Il Diavolo usa uno
stile di canto che oscilla tra il parlato e moduli operettistici, mentre
Margherita si esprime più liricamente com'è logico per il
personaggio.
L'ensemble orchestrale, che comprende dieci strumentisti (flauto, clarinetto,
fagotto, percussioni, pianoforte, quintetto d'archi) sfrutta le linee fluide
dei fiati contrapposte alla massa più compatta degli archi, e al
ruolo "rumoristico" di pianoforte e percussioni.
L'importanza di Faust come archetipo dell'uomo moderno è tale che
una riflessione sul mito può aiutare la comprensione di noi stessi.
Per questa ragione 1'opera musicale ci pare particolarmente adatta, oltre
che al pubblico dei teatri, agli studenti delle scuole superiori.
- NOTE DI REGIA di Riccardo Monopoli
Ho immaginato il grande Faust, il saggio, il sapiente che per secoli
ha tentato di valicare i limiti della conoscenza umana contraddicendo Dio,
società, famiglia, realtà, al giorno d'oggi.
Come sarebbe il suo immaginario? Quali i suoi desideri nel nostro universo
mediatico?
Forse uno stato bianco, una condizione inerte in cui gli oggetti
che possono appassionare non si trovano, non si costruiscono e neppure sinventano:
una statua. Il grande mito non potrebbe essere niente di più che
una statua dimenticata. E lanima? Oggi non si ha né il
tempo né lo spazio necessario per farsi un'anima. Il celebre
patto: vendere lanima in cambio della felicità sarebbe, in
tali termini, materiale per una farsa. Ecco che, allora, Faust ha una sorta
di dissociazione producendo uno spirito buffo e con tendenze artistiche
che prova a colorare quel bianco. Un povero diavoletto le cui arti non sono
altro che modelli mediatici: cinema, successo, psicoanalisi a buon mercato.
E le offre generosamente al mito sonnacchioso senza chiedere nulla in cambio.
Ma niente scuote Faust, questa volta. II mito finirà condannato di
nuovo alla sua immobilità, ma rigenerato da una sorta di lifting:
non più statua polverosa ma eroe seriale da media come in un quadro
di Warhol.